• Chezal, Pragelato (TO) - 44.98795, 6.90924
Borgata Chezal Pragelato

Foto 1 - Filippo Seves

Agricoltura dei tempi passati

Nei secoli passati l’attività principale degli abitanti di montagna, e pertanto anche di quelli del Chezal, era l’agricoltura.
La quantità di terra coltivabile che poteva dare il sostentamento ad una famiglia sopra i 1800 m di altezza era non meno di 5 ettari.
Naturalmente, famiglie più benestanti avevano più terre.

 

Questi possedimenti erano oltretutto suddivisi in piccoli appezzamenti staccati gli uni dagli altri ed erano sparsi indicativamente in un raggio di 600 - 700 m intorno alla borgata, più in alto i pascoli montani e i boschi.
Nell’800, al Chezal, con circa 15 fuochi (famiglie), ci saranno stati un centinaio di ettari di terre coltivate
Per renderle fruibili alla coltivazione le terre dovevano innanzitutto essere dissodate e ripulite dalle pietre.
Queste erano accatastate in lunghi ammassi in zone marginali ed ancora oggi se ne vedono a fianco dei pascoli.
 Per accedere alle terre venivano tracciati e mantenuti le mulattiere e sentieri. 

Borgata Chezal Pragelato

Foto 2 - Catasto Rabbini ASTo Camerale di Chezal e delle borgate limitrofe Petit Duc e Grand Duc

Borgata Chezal Pragelato

Foto 3 - Paratia di deviazione delle acque irrigue


Per irrigare i campi venivano predisposti e accuditi i canali dell’acqua che partivano dal rio Comberaut e dalle fontane di alta quota.
Il canale più alto a quasi 2200 s.l.m. era il biôl Tzalantsettë (piccola valanga).
Più sotto c’era il biôl Comberaut e il biôl Rottsa Blôntsa (Roches Blanches), verso il Girp il biôl Valloncros.
A turno i proprietari degli appezzamenti coltivati deviavano le acque dei canali di irrigazione per irrigare i loro campi.

 

La vita dei campi era scandita dal susseguirsi dalle stagioni e dall’umore del tempo. Nella Foto 4 i personaggi sono in posa. La maggior parte sono turisti, familiari o amici del fotografo Filippo Seves che ha scattato la foto nel 1902-1903. I pochi contadini fotografati non avevano un abbigliamento proprio adatto al lavoro).
In primavera si procedeva alla preparazione e alla concimazione dei campi. Con le gerle o a basto di mulo si riportava la terra della parte bassa alla parte alta del campo. Sulle slitte si portava il letame delle stalle. Grande lavoro con l’aratro e con le vanghe. Ad aprile maggio si seminava l’avena e l’orzo. A fine maggio si seminavano le patate e in piccole quantità canapa e lino. A giugno si incominciavano a coltivare gli orti vicino alle case.
Gli ortaggi coltivati erano: fave, porri, cipolle, insalate, fagiolini, zucchini, sedano, barbabietole rosse, barbabietole bianche per gli animali. Cavoli e verze venivano piantati in orti indipendenti lontano dalle case e concimati con i residui delle latrine. A luglio taglio e raccolta fieno. Ad agosto taglio orzo, avena, segale.

Borgata Chezal Pragelato

Foto 4 - Lavoro nei campi

 

A settembre raccolta patate. A settembre ottobre semina della segale per l’anno successivo. A 1800 metri per l’eccessiva altezza e la temperatura più rigida non si riusciva a coltivare il grano che era sostituito appunto dalla segale.
A ottobre nei boschi raccolta della legna da ardere. Intorno al 10 di ottobre battitura di segale, avena ed orzo nelle grange. Le granaglie venivano portate ai mulini per la macinazione e la trasformazione in farina. Vicino al Chezal c’erano tre mulini, tutti sul Chisonetto. Il più alto, a valle di Sestrieres Borgata è stato recentemente trasformato in depuratore delle acque sporche. Gli altri due, posti leggermente a valle dell’attuale ponte della strada che conduce a Pattemouche, erano alimentati da un unico canale di acqua che con due salti successivi azionava le pale di entrambi. Di questi ultimi non esistono più nemmeno le tracce.
Tutti e tre però sono accatastati nel Catasto Rabbini e questo sta ad indicare che erano anteriori al 1864.
Nell’inverno gli abitanti si radunavano nelle stalle riscaldate dagli animali: gli uomini a riparare gli attrezzi e a fare le ceste di salice, le donne a filare la lana e a cucire. Alla sera poi, come momento di aggregazione sempre nelle stalle c’erano le veglie.

Borgata Chezal Pragelato

Foto 5 - Grangia Girp 2

Nelle case contadine si governavano anche delle bestie. Principalmente pecore e mucche. C’era però anche il cavallo che aiutava nel lavoro dei campi e nel trasporto con il basto. Fino agli anni ‘30 al Chezal non si arrivava con il carretto, in quando non era ancora stata tracciata la strada carrozzabile, ma c’erano solo mulattiere. Qualcuno aveva però un carretto parcheggiato al Duc. Il latte, il burro e il formaggio, prodotti in casa, le uova e gli insaccati costituivano una componente importante per l’alimentazione.
Nell’inverno gli animali erano custoditi nelle stalle e mangiavano il fieno accumulato nei fienili durante l’estate. All’arrivo di maggio, ciascun proprietario portava le mucche e le pecore a pascolare nelle terre marginali. Per raggiungere le terre alte, al di sopra dei campi coltivati, c’erano i tratturi. Ancora oggi sulle mappe catastali sono tracciati questi lunghi corridoi che salgono ripidi sulla montagna oltre quelli che una volta erano i campi, per raggiungere i pascoli alti. Così si poteva salire al Crô d’Òle (Valletta dell’Ala) o oltre le grange del Girp. Le pecore che mangiavano nei prati alti alla notte venivano ricoverate nelle grange del Girp.
Queste grange sono indicate nel catasto Rabbini per cui sono anch’esse anteriori al 1864 (Foto 5 - Grangia Girp 2)

 

Intorno a giugno gli animali erano dati al malgaro che li portava all’alpeggio: Rocca Tagliata, Valloncros, Fontana Carleia o nei pascoli di La Chalm, pascoli questi condivisi con gli abitanti di Villardamont, fino a settembre. Successivamente, fino a metà ottobre, sia mucche che pecore ritornavano a mangiare nelle terre intorno alla borgata ed erano gestite a turno dai vari proprietari.
Dopo la costituzione nel 1910 del consorzio silvo-pastorale dell’Orsiera, a metà giugno, le mucche del Duc e del Chezal venivano raggruppate e condotte al pascolo del consorzio nei prati dell’Anfiteatro e della Banchetta.
Nella zona c’erano le fiere per il settore agricolo. La più importante era a metà settembre a Soucheres Hautes. Vi si scambiavano animali e in particolare si comperava il maiale che veniva ingrassato durante l’inverno e macellato a marzo.
Si faceva il Festin invitando parenti ed amici e preparando come piatto tipico polenta e sanguinacci. Altre fiere erano in primavera a Traverses, a ottobre a La Rua, a Cesana, a Oulx e a Bardonecchia.

Le terre di chezal

L'allevamento moderno

Col passare degli anni, in parte dopo la prima guerra mondiale, in modo definitivo dopo la seconda, vuoi per l’emigrazione, vuoi per i più comodi lavori di Sestriere, la gente arava e falciava sempre meno. Restava ancora qualche vecchio affezionato alla casa e ai suoi poderi. Parte delle terre, nel passato coltivate e successivamente abbandonate, sono state occupate dalla foresta che continua ad espandersi verso i prati. Lentamente l’allevamento del bestiame allo stato brado prese il posto della agricoltura.
Dove ora sorge l’Alpe Sella c’era già un ricovero per pastori e una stalla per gli animali che venivano usati per alpeggio estivo.
Nel 1933, Lantelme Delfina, figlia dei proprietari, si sposò con Rei Chiaffredo, margaro originario di Crissolo, e svernando nelle cascine di pianura, ritornavano tutte le estati all’Alpe Sella con la loro mandria. (Foto 6)
Nell’anno 1962 comprarono l’Alpe Sella e i suoi terreni dai fratelli di lei facendola diventare come è ora (Foto 7).
Quando qualche vecchio smetteva la sua attività i coniugi Rei comperavano o affittavano le loro terre fino a diventare fruitori di quasi tutti i prati del circondario.
A fine anni ‘70 Francesco e Giovanni Rei, figli di Delfina e Chiaffredo, costruirono più in basso vicino alla borgata, la “Bergeria Nuova” che prima gestirono di persona e poi diedero in gestione ad altri pastori (Foto 8).
Con la transumanza centinaia di bovini salivano e salgono tuttora all’alpeggio a giugno e scendono alle stalle di pianura ad ottobre. (Foto 9)

LA TRANSUMANZA